Un invito a cena è il modo più classico con cui approfondire una conoscenza e verificare se può diventare una relazione.
Tante sono quindi le storie d’amore che nascono ai tavoli di un ristorante, o vi vengono celebrate nel giorno di San Valentino, festa che è croce e delizia per i ristoratori, che hanno il locale sì pieno, ma di tavoli di due persone, che sono più complicati da gestire.
Per un certo periodo di tempo al ristorante Muraglia veniva a lavorare un cameriere gay di Hong Kong.
Aveva un carattere particolare, era freddo nei confronti delle donne, cordiale con gli uomini e super amichevole con altri omosessuali, con la conseguenza che nel periodo in cui lavorava lui il numero di clienti gay era sensibilmente aumentato.
In particolare ricordo una coppia di uomini, abbastanza giovane, che veniva spesso, dai primi appuntamenti in cui la luce nei loro sguardi lasciava trasparire l’interesse tra di loro.
In una prima fase venivano separatamente e quello che arrivava per primo aveva il tipico linguaggio corporeo di quello che aspetta a un appuntamento; l’occhiata veloce all’orologio, la lettura distratta del menù guardando con la coda dell’occhio l’ingresso del ristorante.
In quei casi il cameriere chiedeva se intanto il cliente voleva qualcosa per ingannare l’attesa, sapendo che al massimo sarebbe stato qualcosa da bere, essendo troppo scortese iniziare a mangiare.
In una fase successiva, più matura, i due venivano insieme, segno che oramai erano una coppia, cosa che veniva confermata dal loro modo di fare.
Fino a una serata in cui li vedemmo discutere animatamente e uno dei due lasciò il tavolo lasciando solo l’altro.
Non li vedemmo più insieme, solo una volta venne uno dei due, da solo e con l’espressione molto triste.
Ordinò i soliti piatti, che consumò silenziosamente, e alla fine della cena mi sembrò che stesse piangendo.
Forse una rievocazione dei bei momenti passati insieme?
Non so, fatto sta che non li rividi mai più.
che bella storia. In che anni è avvenuta?