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Immagine del redattoreMarco Wong

la letteratura cinese francese

Molto spesso nel paragonare le caratteristiche della migrazione cinese in Italia rispetto ad altri paesi si giustificano le differenze con la relativa giovinezza dei fenomeni migratori nel nostro paese.

Questo è sicuramente vero se facciamo i paragoni con la migrazione cinese negli Stati Uniti o anche nel continente americano, lo è di meno se facciamo i paragoni con il continente europeo.

La presenza coloniale britannica a Hong Kong ha contribuito a dei flussi migratori cinesi verso il Regno Unito da lunghissimo tempo, ma paesi come la Francia, che sono stati caratterizzati da importanti flussi migratori dall’Asia, non ne hanno avuto grandissimi dalla CIna.

Nonostante questo la presenza culturale di cittadini di origine cinese nel paese d’oltralpe è sicuramente prestigiosa, annoverando persino un premio Nobel per la letteratura, quello del 2000 assegnato a Gao Xingjian (高行健).

Diversi altri scrittori francesi di origine cinese hanno avuto modo di conoscere fama e successo, tra questi François Cheng (程抱) il primo artista di origine cinese nella prestigiosa istituzione culturale dell’Accademia di Francia, immigrato nel paese nel 1949.

Vi sono anche altri scrittori di grande successo, come Dai Sijie (戴思杰), arrivato nel paese con una borsa di studio, così come Shan Sha (pseudonimo di Yan Ni 阎妮) immigrata a seguito del padre che aveva ottenuto un incarico accademico.

I quattro autori citati sono molto diversi tra di loro, come periodo storico di formazione, esperienze di vita, ma hanno molto in comune.

Il paese che hanno lasciato rimane ben presente nelle loro opere e, in qualche caso, la residenza in un paese diverso da quello di origine permette loro di parlare di temi tabù in Cina.

Così è nel caso di Shan Sa che, nel libro “La porta della pace celeste” ambienta la sua storia nella Pechino del 1989 e della repressione delle proteste studentesche, così come Dai Sijie può trovare all’estero la libertà di parlare della Rivoluzione Culturale nel suo libro, trasposto anche in un film “Balzac e a piccola sarta cinese”.

E le atmosfere della Rivoluzione Culturale sono ben presenti anche i romanzi di Gao Xingjian. Anche le sue opere hanno una radice profondamente cinese, da “una canna da pesca per mio nonno” a “La montagna dell’anima” fino a “Il libro di un uomo solo”, ma non sarebbero potuti uscire in Cina, paese in cui e sue opere vennero bandite quando ancora ci abitava.

I risultati di questa radice cinese in opere sbocciate in Francia sono libri di grande fascino e che raccontano storie che ben rappresentano il meglio dell’incontro di più culture


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