Un recente servizio della BBC, ‘Racism for sale’, fa luce su un video in cui un gruppo di bambini in Malawi recita in coro e con entusiasmo esplosivo: ‘sono un diavolo nero, il mio quoziente intellettivo è basso’[1]. Lo recitano in cinese, una lingua che non conoscono. Cosa dire e come dirlo è stato insegnato loro da un cittadino cinese, un certo Lu Ke.
Sui brevi video destinati al mercato cinese Lu Ke ci fa affari. Il suo video infatti si inserisce nel fiorente business dei video personalizzati in cui gruppi di donne, uomini, o bambini africani cantano, ballano e intanto fanno gli auguri di compleanno, matrimonio, promozione a un/a cinese, che riceve il video via social media o messaging app. Questi video sono in voga in Cina da anni, e alcuni ricevono migliaia di visualizzazioni.
Recentemente qualcuno ha detto che questi auguri animati vengono fatti anche da figuranti russi. Se a cantare gli auguri per un compleanno, un matrimonio, o una qualsiasi altra ricorrenza in Cina sono dei russi, i video sono meno razzisti?
Insomma, le domande finiscono per accavallarsi coinvolgendo scale diverse: è razzismo? È business razzista? E, per estensione, la Cina è razzista?
Di certo non ha senso tacciare di razzismo un’intera nazione. Basta guardare i commenti online al documentario dove tanti cinesi esprimono vergogna, orrore, e dolore. E poi gia’ negli anni scorsi c’erano state polemiche nella societa’ civile in Cina sul contenuto razzista di questi ‘biglietti di auguri’. Quando il servizio della BBC ha portato in tutto il mondo il video dei bambini umiliati, il governo cinese ha prima commentato che si tratta di un video di un paio di anni fa, ma subito dopo si è detto ‘disgustato, addolorato, e non rispettato’ dal video.
Ma come si stabilisce dove sta il confine tra razzismo e non razzismo?
Un altro video confezionato su misura per cinesi mostra altri ragazzini in Africa, con la pelle nera, che, al suono di una musica melensa, cantano in cinese ‘pelle gialla e occhi neri sono i colori piu’ belli’. Di primo acchito il video pare essere meno scioccante dell’altro. Come lo intendiamo quindi? Come semplice preferenza per certi tratti fisici? Decantata da chi quei tratti fisici non ha? O non dovremmo invece accorgersi che questa canzoncina ripropone e impone a livello globale l’approccio fenotipico alla diversita’ umana, quell’approccio che ancora oggi ci fa credere che esistano le razze e che fa scrivere ad affermati intellettuali sociali, negli USA, dotte dissertazioni in cui invece che parlare di razzializzazione (cioè di invenzioni sociali che giustificano gerarchizzazioni e discriminazioni) si parla di razza? Come se le razze esistessero.
In Cina non ha fatto tanto scalpore quanto all’estero, qualche anno fa, la pubblicita’ di un detergente, Qiaobi, in cui una donna cinese mette in lavatrice l’operaio nero che le sta ritinteggiando i muri di casa, e dopo un lavaggio energico ne fa uscire un bianchissimo giovane dai tratti asiatici.[2] Il video combina razzismo e nazionalismo in maniera evidente (oltre a riproporre l’eterno legame donna-lavatrice). Copia, nella storia e nelle musiche, una pubblicita’ del 2006 di Coloreria italiana, intitolata Colored is better: What Women Want, che usava i colori della pelle a rovescio, giocando cioè sullo stereotipo del maschio nero sessualmente potente: la donna italiana di pelle chiara metteva in lavatrice il mingherlino, pallido marito e, dopo un lavaggio frenetico, dalla lavatrice usciva un nero maschione, muscoloso e ammiccante. Mi ha fatto riflettere il fatto che molti miei studenti italiani hanno riso della pubblicita’ di Coloreria italiana, vedendovi autoironia e non ravvisandovi stereotipi degradanti, mentre i miei studenti internazionali non hanno trovato proprio nulla da ridere in entrambe le pubblicita’, quella italiana e quella cinese.
Il punto cruciale, resta questo: quanto le istituzioni cinesi vogliano e quanto sappiano dotare di strumenti per contrastare un approccio razzista a tutto cio’ che non è cinese nell’opinione pubblica cinese e tra gli opinion makers in Cina.
[1] https://www.youtube.com/watch?v=I0DJlSqlmEw [2] https://www.youtube.com/watch?v=Few8kJ0zfnY
grazie per il commento, Stefania. Secondo me non possiamo (piu') pensare che la visione della Cina non sia 'ancora abbastanza moderna'. Io ho il sospetto che sia modernissima, invece. Il dispiego di risorse - materiali e politiche- nel tenere legata a se' la propria diaspora, corteggiandola, indirizzandola, controllandola parla di strategie da grande potenza che sa che il 'transnational reach' e' fondamentale nel proprio cammino verso il ruolo pieno di superpotenza.
邪不勝正 Good will always prevail over evil
ho letto adesso un commento nel video di BBC: Katie Z 3 settimane fa
I am Chinese and I have to admit that this situation is true, I have also received one of those videos without noticing its racism essence. This video allowed me to see this from a different perspective and I truly apologize for my ignorance. I will stand with the people of Africa to fight any kind of exploitation or discrimination.
Articolo e progetto davvero interessanti. Seguirò con attenzione i vostri contenuti
grazie Ningyuan! grazie soprattutto Antonella e a tutti co-fondatori di questo Blog!